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Il ruolo e l’importanza dell’educatore professionale nella gestione di soggetti affetti da Disturbi dello Spettro Autistico

A cura di Natascia Brondino, Laura Fusar Poli, Pierluigi Politi

Laboratorio Autismo, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università di Pavia

L’educatore professionale nel contesto normativo italiano è un professionista sanitario della riabilitazione in possesso di laurea di I livello nella classe L-SNT2. Si tratta di una figura professionale avente come specifico ruolo di intervento la creazione di progetti educativi e riabilitativi, volti alla crescita della persona favorendone il reinserimento psicosociale. Dalla definizione si evince come l’educatore professionale rivesta una duplice funzione: sanitaria e sociale. Tale doppio ruolo fa sì che questa figura si debba occupare non solo degli aspetti più prettamente somatici e psichici del paziente, ma anche di quelli sociali.

 

Ciò è di particolare rilievo in una patologia quale l’autismo, caratterizzata da importanti problematiche di natura sanitaria, ma anche da risvolti sociali, quale ad esempio il notevole carico emotivo che si trovano ad affrontare i caregiver. L’educatore professionale riveste un ruolo fondamentale nell’accompagnare il soggetto con autismo e la famiglia da un tipo di accudimento di tipo custodialistico a uno socio-sanitario integrato in cui la promozione dell’interazione sociale, la salvaguardia della dignità e dell’unicità e il miglioramento della qualità di vita della persona siano gli aspetti cardine. Inoltre è da sottolineare come, generalmente, l’educatore professionale sia il principale responsabile dell’attuazione del progetto educativo individualizzato dei soggetti che ha in carico: ciò non toglie ovviamente nulla, ma rappresenta un arricchimento, per l’équipe interdisciplinare che redige in prima battuta il progetto. La forza dell’intervento dell’educatore professionale risiede nella dimensione relazionale che instaura con l’utente più che nelle attività concrete che vengono svolte durante l’intervento.

I principi cardine che dovrebbero ispirare tutti gli educatori professionali nel rapporto con persone autistiche possono essere riassunti nei seguenti:

- la creazione di una relazione e di momenti di scambio e condivisione con l’altro, particolarmente problematica in soggetti affetti da autismo

- la protezione e la promozione della dignità del soggetto, tenendo conto delle unicità e delle potenzialità della persona assistita per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia

L’ottica di lavoro non è pertanto più negativistica, ossia incentrata sulle criticità e le problematicità delle persone con autismo, ma più positiva, volta a lavorare sugli “isolotti di capacità”, già descritti da Kanner, che ogni adulto con autismo possiede.

In ragione dell’approccio combinato socio-sanitario, l’educatore professionale rappresenta un ottimo trait d’union tra le diverse figure professionali che costituiscono l’équipe interdisciplinare nel caso di Disturbi dello Spettro Autistico, favorendo la creazione di una rete di servizi finalizzata al benessere e alla qualità di vita degli utenti.

Va da sé che l’educatore professionale ha il dovere perfezionare costantemente la propria formazione, al fine di migliorare la qualità del proprio operato, utilizzando strumenti quali la formazione continua e la supervisione.

Un caso esemplare

Purtroppo è ben nota in Italia la difficoltà a reperire educatori professionali competenti e specificamente formati sull’autismo. A tal proposito è possibile effettuare un breve accenno a un caso reale in cui la presenza dell’educatore professionale ha svolto un ruolo importantissimo.

D. è un giovane affetto da un Disturbo dello Spettro Autistico associato a disabilità intellettiva severa. Nell’ultimo periodo, in seguito a difficoltà incontrate nel CDD in cui era accolto, D. ha abbandonato il suo percorso al centro diurno, trascorrendo la maggior parte del tempo al domicilio grazie allo stretto accudimento da parte delle figure genitoriali. Tuttavia, la dimensione sociale e le potenzialità del ragazzo appaiono decisamente limitate rispetto alle possibilità di miglioramento. Grazie a una ricerca svolta in concomitanza dalla famiglia e dai tecnici dell’équipe multidisciplinare, è stato possibile individuare un educatore professionale che svolga il suo operato al domicilio.

Dal momento dell’ingresso di questa figura professionale nella vita di D. numerosi sono stati i cambiamenti rilevati. D. appare meno stressato e più coinvolgibile in ogni attività propostagli; il rapporto con l’altro è notevolmente migliorato: D. cerca attivamente l’educatore con cui ha instaurato un rapporto di condivisione; le capacità cognitive e il tempo di attenzione di D. sono notevolmente incrementati grazie al costante lavoro dell’educatore. E’ stato possibile anche un intervento specifico su alcune problematiche di natura medica, attualmente in corso di risoluzione.

In conclusione, data l’esclusività del background formativo e delle competenze professionali,  si ribadisce l’importanza dell’educatore socio-sanitario nella presa in carico e nel reinserimento sociale di persone affette da autismo. In particolare, il rapporto individualizzato che si viene a creare tra l’educatore professionale e la persona con autismo può costituire un elemento di primaria importanza nell’approccio terapeutico-riabilitativo dei Disturbi dello Spettro Autistico.